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giovedì 6 ottobre 2011

Siate affamati disse il " Genio Visionario "


ADDIO   JOBS
Ci hai cambiato la vita.

Fotogallery - Jobs, la sua vita per immagini
Fotogallery - La morte di Jobs sui siti stranieri
Fotogallery - Il ricordo dei “guru” sui social network
Video - Su YouTube, la sua vita raccontata in molti filmati
L’addio del Web su Twitter e gli altri Social Network
Video - Il ricordo dei genovesi
Audio - Lo speciale su Radio19

Steve Jobs
New York - Mele morsicate, biglietti, candele, post it. Così il mondo, da New York a Pechino, passando per l’Italia, saluta Steve Jobs, il fondatore della Apple, morto a 56 anni. A Cupertino è il momento del silenzio. L’azienda come la famiglia di Jobs per ora non hanno fatto sapere quando si terrà il funerale, né sono stati diramati dettagli su una possibile camera ardente.
Solo un comunicato: «Steve è morto in pace, circondato dai suoi cari. Nella sua vita pubblica è conosciuto come un visionario, nella vita privata egli ha amato la sua famiglia. Siamo grati a tutti coloro che ci sono stati vicini e hanno pregato per lui in questo ultimo anno della malattia. Sappiamo che sono in molti a piangerlo insieme a noi e chiediamo a tutti di rispettare la nostra privacy in questo momento di lutto».
Inevitabile chiedersi quale sarà il futuro della Apple. Per decenni, ed in particolare negli ultimi 14 anni, il marchio della mela e il nome di uno dei manager più noti ed apprezzati del pianeta sono stati praticamente inscindibili.
Lo scorso 25 agosto Steve Jobs aveva annunciato le sue dimissioni irrevocabili da amministratore delegato della Apple, l’azienda che aveva contribuito a fondare e che dall’orlo della bancarotta aveva portato fra le grandi. Quarantun giorni dopo, poco prima delle 2 italiane, è arrivata la tanto temuta quanto attesa notizia: a finirlo è stato quel male che per anni lo ha tormentato e lentamente consumato. Ma che non gli ha impedito di continuare a esercitare la sua straordinaria leadership e genialità. Caratteristiche che lo hanno portato, con le sue invenzioni, a rivoluzionare la vita di milioni di persone.
I messaggi di addio a Steve Jobs
L’annuncio è arrivato con uno stringatissimo comunicato del gruppo californiano. Ma in contemporanea su apple.com è apparsa una foto in bianco e nero di Jobs con la data di nascita e quella della morte. A seguire, un messaggio: «Apple perde un genio creativo e visionario, e il mondo ha perso un formidabile essere umano (parole simili a quelle del presidente degli Usa, Barack Obama: «Steve era tra i più grandi innovatori americani, e noi siamo rattristati dalla notizia della sua morte»). Quelli di noi che hanno avuto la fortuna di conoscerlo abbastanza e di lavorare con lui hanno perso un caro amico e un mentore ispiratore. Steve lascia una società che solo lui avrebbe potuto costruire e il suo spirito sarà sempre il fondamento di Apple».
«Stay hungry, stay foolish», uno dei discorsi più noti di Jobs,
tenuto all’Università di Stanford nel giugno del 2005


A prendere in mano le redini dell’azienda è stato già da tempo Tim Cook, ma Jobs lascia un vuoto incolmabile tra i suoi collaboratori, come tra i milioni di fan. Ora tutti, soprattutto i più giovani, lo conoscono come l’inventore delle “tavolette magiche”: con l’iPad e l’iPhone ha rivoluzionato il mondo della tecnologia e delle comunicazioni, con l’iPod quello della musica.
Fu lui che nel 1977, dopo avere creato la Apple insieme all’amico Steve Wozniak, lanciò il primo personal computer della storia. La marcia era appena incominciata: lasciò la sua Apple nel 1985, in polemica con l’amministratore delegato da lui stesso nominato. Quando fu richiamato, nel 1996, l’azienda di Cupertino era in profonda crisi, e Jobs in quindici anni l’ha trasformata nella società più ricca del pianeta. Nel 2007 la rivista Fortune lo ha indicato come l’uomo d’affari più potente del mondo: il suo rivale di sempre, il fondatore della Microsoft, Bill Gates, finì solo sesto. Nel 2010, quando già la malattia lo aveva allontanato da ogni ruolo operativo in Apple, il Financial Times lo aveva eletto Uomo dell’Anno, riconoscendo la sua capacità di «riportare in vetta un’azienda raccolta sull’orlo del fallimento».

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