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venerdì 14 ottobre 2011

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Legge contro discriminazione ai gay: la Curia si oppone

Una nota dell'Arcidiocesi chiede di non discriminare chi considera l'omosessualità una patologia. Anche in fase di finanziamenti. La promotrice Bresso si vede bocciare per la seconda volta la proposta di legge. Il Pdl con la Chiesa

Pubblicato in Primo Piano
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Una proposta di legge contro le discriminazioni e a favore della parità di trattamento, che ha visto la bocciatura illustre dell'Arcidiocesi di Torino. Mercedes Bresso, promotrice della legge già in passato, all'epoca del suo mandato di presidente di Giunta, vede così osteggiare, dall'area cattolica, il suo secondo tentativo di fare una legge regionale contro le discriminazioni.

La nota che il centro cattolico di Bioetica dell'Arcidiocesi ha inviato al presidente del Consiglio regionale del Piemonte Valerio Cattaneo, recita: "Chi con metodo scientifico coltiva la tesi che l’omosessualità sia curabile non può venir discriminato, censurato o ostacolato" citando anche l'eventuale accesso ai finanziamenti. Di fatto, l'Arcidiocesi rispolvera la tesi, mai abbandonata, dell'omosessualità come patologia.

Ma l'atto, oltre che etico o religioso, è anche politico. La proposta di legge, infatti, viene vista dalla Curia come un pretesto per tradurre in norme l'ideologia del "gender" e dell'identità sessuale a partire dalla cultura e non dalla natura. L'omosessualità come malattia si inserisce in questo sistema di valori per cui il matrimonio monogamico uomo-donna, atto alla riproduzione, non è una delle famiglie possibili, ma l'unica.

Le reazioni non sono mancate, a partire dalla Bresso stessa, che si vide bocciare la proposta di legge dall'area cattolica del suo partito: "La proposta di legge si prefigge di eliminare ogni tipo di discriminazione non solo quella ai danni dei gay" sottolinea l'ex governatrice ricordando, inoltre, che la comunità scientifica non riconosce l'omosessualità come una patologia già da decenni. Monica Cerutti, di Sel, ha definito la comunicazione dell'Arcidiocesi "un brutto segnale" mentre al fianco di Mons. Nosiglia si è schierata la vicecapogruppo Pdl in Regione Augusta Montaruli: "La proposta della Bresso è una misura ideologica che mette sotto accusa la famiglia tradizionale svilendone il ruolo".

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